Z-cronache

Aggiungi titolo. Ovvero: l’Articolo di questa settimana.

Timbro letto per voi
 

“Pronto, Ale? Ué, sìsì tutto ok, tutto ok… Senti… niente ero qui che scorrevo le campagne su Kickstarter per l’articolo e… boh… non è che ci sia molto eh!… No no ma che saltare! Ci mancherebbe… cioè… non c’è un pezzo tuo o di Ste o della Sab o del Coso o di qualcuno che non so che esiste che magari tappa il buco… no, no appunto non c’è il pezzo tappabuchi… ci mancherebbe… ci mancherebbe… vai tranquillo! Qualcosa mi invento! Kickstarter è grande, un gioco anche un po’ del cazzo lo trovo sicuro! No problemo, vaivai! Grande Pabis, ciao carissimo! Ciaociaociaocia…”… Ecco… e ora che mi invento?

Vai vai, tuttapposto!
Vai vai, tuttapposto!

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Ci sono settimane in cui scrivere l’articolo per il Nikstarter è una passeggiata: già dalla scelta per il “Ve lo spiega Nik” del lunedì mi è chiaro in testa di cosa parlerà nell’articolo. Perché oggettivamente ci sono campagne, ci sono progetti, ci sono giochi di cui non puoi parlare su Twitch mentre Andy ti percula e la chat ti impedisce di dire “diciamo”. Così come ci sono Kickstarter per cui non vale assolutamente la pena sprecare due righe di scrittura. E se non trovo il modo di infilarli neanche durante “Un Kickstarter per Due”, prendo e ne scrivo il giovedì pomeriggio, insensatamente fiero della mia apparente capacità di programmazione. Poi invece, ci sono gli altri giovedì.

Consigliati per Me
Consigliati per Me

Giovedì articoli

Giovedì tipo questo, dove scorro, scorro, scorro scrollando la lista dei progetti salvati e mi sembrano tutti impossibili da trasportare su di un articolo. Allora compio l’insano gesto, e comincio a esplorare lo sconfinato elenco dei progetti “Consigliati per me” dal buon Kickstarter. Questo solitamente è il passo che precede l’oblio: centinaia, migliaia di spunti, stimoli, di minacce alla mia sanità e alla mia economia iniziano a scorrermi davanti. Questo no, questo forse ma per la Live, questo non è un gioco, questo è un videogioco, questa è una rivista, questo è un documentario, questo gioco è uguale a quello di cui ho già parlato, questo gioco non piacerebbe a Matteo quindi no, questo gioco piacerebbe a Matteo quindi no, se parlo di questo gioco poi Ge lo vuole e quindi meglio di no, questo non capisco nemmeno cosa sia, questo è uno snocciolabanane. Sono sicuro che conosciate questa sensazione, la sensazione dello smarrimento da Kickstarter.

Il blocco quando scrivi l'articolo
Il blocco quando scrivi l’articolo
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Scrivere è un po’ giocare? SPOILER: no

Già di per sé, tale smarrimento è profondamente problematico: troppa roba da pledgiare, troppi progetti da seguire, troppi spunti da cui farsi stimolare. Tutto troppo, tranne i soldi. Pensate quanto questo possa diventare spaventoso per chi deve trovare un progetto su cui scrivere. Perché scrivere di un gioco a cui non abbiamo giocato, parlarne sensatamente, è una cosa abbastanza difficile, e ve lo dice uno che lo fa praticamente ogni settimana. Non puoi aggrapparti al feeling, alla tua esperienza personale, al tuo vissuto o anche semplicemente alla vaga impressione. Puoi affidarti solo alle suggestioni. Un gioco, che di per sé ha un solo scopo, ovvero quello di essere giocato, se non viene giocato semplicemente non è. È un insieme vuoto di regole, di meccanismi, di ambientazione (quando c’è), il tutto condito da grafica più o meno piacevole. Tutte queste cose però, senza l’atto supremo del saldarle insieme tramite l’esperienza, non formano il gioco. E quindi parlarne, senza aver mai provato, può essere stimolante in certi casi ma estremamente avvilente in altri. Un po’ come si fa a quindici anni in bagno con il Postalmarket, ecco.

E quindi niente, sono arrivato alla fine (?) della lista dei “Consigliati per me”. Non ho trovato un tubo. E sono le 19 e 14 e devo scrivere che poi domani mattina alle 6 e 30 esce l’articolo.

La conclusione dell’articolo

“Pronto, Ale? Sì lillo sono ancora io… senti, ma sei proprio sicurosicurosicuro che non c’è un pezzo tappabuchi per domani eh?… nono ma che si salta! Figurati! Ma no guarda, lo sto praticamente finendo adesso l’articolo, quindi non è quello il problema… è che non mi convince molto, è tipo una megasupercazzola sul niente… quindi ecco se c’era un tappabu… nono ok, figurati! Lo carico subito il mio, vai tranquo! Vaivai, buona serata lillo! Riposati! A giovedì prossimo! Grande Pabis, ciao carissimo! Ciaociaociaocia…”… Ecco… e ora che mi invento?

 

Lo sai che ora puoi ascoltare i nostri articoli invece che leggerli?

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Nicola Patti

Suo nonno e i suoi amici si mettevano davanti casa per giocare a briscola fino a notte. Lui voleva giocare con loro. E così è iniziato il suo amore per i card games. E poi giochi da tavolo, giochi di ruolo, giochi di ruolo dal vivo, videogames. Se solo non fosse uno dei peggiori strateghi e tattici sulla faccia della terra, se solo avesse voglia di leggere i regolamenti, se solo non fosse sfigato con i dadi sarebbe un ottimo giocatore. Da sempre sostiene che morire giocando è il secondo miglior modo per morire.

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