Z-cronache

Xenolanguage. Ovvero: Parlamm’ e ce capimm’

Non sono mai stato molto portato per le lingue. Però ho avuto la fortuna, nel corso della mia vita, di incontrarne un bel po’: ho studiato francese, ebraico, quechua; ho parlato inglese, svedese (ho vissuto un anno in Svezia, ve l’avevo mai detto?); mio padre è madrelingua spagnolo e alcuni miei testi teatrali sono stati tradotti in tedesco (questo solo per fare il figo). Quando ti imbatti in una lingua, la prima cosa che senti di dover fare è di cambiare approccio alla realtà, associando quei suoni all’orizzonte di senso che li ha generati. Inizi a guardare il mondo con occhi diversi, cogliendo le sfumature lessicali che sono la vera linfa di una lingua, linfa che ne traccia i contorni e la definisce come viva trasposizione di un pensiero. Ogni linguaggio è un mistero, ma mai mistero fu più grande della lingua aliena di “Xenolanguage: A Game about First Contact”.

Solo 5 minuti

Primo inciso: Xenolanguage è ambientato cinque minuti nel futuro. Già soltanto per questa trovata tanto semplice quanto geniale, il gioco di Thorny Games merita un applauso. Quanti giochi ci sono passati tra le mani con le ambientazioni più disparate: 100, 1000, miliardi di anni nel futuro, su pianeti sconosciuti, dimensioni alternative, inferni e paradisi. I 5 minuti di XL ci mandano un messaggio diretto, da cui non abbiamo alcuna possibilità di scampo: l’ignoto è più prossimo di quanto possiamo pensare. E, per quanto potente possa essere, questo non sarà l’unico messaggio che il gioco ci recapiterà.

Xenolanguage sfrutta la tavola ouija come meccanica principale
Xenolanguage sfrutta la tavola ouija come meccanica principale

Parole dall’Altrove

Siamo un team, una squadra di ricercatori chiamata a decifrare il primo messaggio che la Terra ha ricevuto dallo Spazio. Gli alieni hanno qualcosa da dirci, nella loro lingua, e noi abbiamo il compito di rendere questa missiva universale comprensibile per il genere umano. Il tabellone di gioco è letteralmente una tavola ouija componibile ogni volta con nuovi simboli, rune, icone aliene che andranno a formare il messaggio. Pescando da un mazzo di carte che rappresentano i vari passaggi del primo contatto con gli Altri, avremo la possibilità di ricostruire la grammatica, il lessico spaziale, arrivando infine a decifrare ciò che abbiamo di fronte. Tutto qui? No, proprio no.

Il mazzo degli eventi di Xenolanguage
Il mazzo degli eventi di Xenolanguage

La fine la conosciamo già

Il dischetto trasparente sulla tavola ouija, utilizzabile solo quando una carta evento ce lo permetterà, verrà mosso da 2 o più giocatori contemporaneamente, dirigendolo dove essi credono sia più giusto. Sì, in Xenolanguage non c’è solo una componente aleatoria, ma c’è anche una enorme dose di istinto e di coinvolgimento. Non è un gioco da tavolo, non è un gioco di ruolo. È di più: è una reale ricerca di una risposta, una risposta che per quanto assurdo possa sembrare, è già dentro di noi. E a differenza di Quelo, è molto probabile che sia giusta.

Xenolanguage, un viaggio oltre Noi

Il dischetto trasparente finisce su un simbolo, lo giriamo e troviamo una frase: un breve concetto che sarà la perifrasi della parola che stiamo cercando. Il bello, il maestoso, di Xenolanguage sta nel fatto che queste perifrasi faranno riferimento al vissuto dei giocatori, alle loro esperienze, alle loro memorie. Oltre che perifrasi quindi, saranno anche parafrasi dell’interiorità dei singoli giocatori. E alla fine si troverà la parola nascosta, che poi in realtà tanto nascosta non era, visto che era già lì, dentro di noi.

Quando il bisogno divenne troppo
Quando il bisogno divenne troppo
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La campagna di Xenolanguage

Il gioco è per 2-4 giocatori ed è sublimemente accompagnato da una colonna sonora originale, composta appositamente da A Shell in The Pit e Eduardo Ortiz Frau, pluripremiati autori di musiche per capolavori videoludici quali “Untitled Goose Game” e “Gorogoa”. Con il contributo da 85 $ avrete anche “Games to Bind Us”, una play anthology sul “Primo Contatto”: scrittori, illustratori, designer, sceneggiatori, tutti raccolti per raccontare la loro idea di quello che sarà (o sarà stato) il primo incontro tra noi e gli Altri.

La campagna di Xenolanguage ha raggiunto il suo obiettivo in 20 minuti, e mancano ancora un bel po’ di giorni alla sua conclusione. La trovate a questo link.

Un’ultima considerazione: le lingue nascono, muoiono, mutano, si contaminano. Sono vive. Sono pensiero, sono Storia e storie, sono persone. Sono tempo e spazio, sono materiali e immateriali. Sono praticamente tutto, tranne che barriere.

Ok, ho detto una banalità, ma ribadirlo mi fa stare meglio.

 

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